La Comunità › Cammino di formazione


Le  tappe  della  formazione

Anche se la formazione è un processo che dura tutta la vita esso comprende delle fasi molto diverse l'una dall'altra, ognuna con le proprie sfide, le proprie grazie e i propri problemi. Sottolineiamo gli aspetti più significativi di ognuna. Vi sono le tappe iniziali, in cui il postulante o il novizio hanno maggior bisogno di direzione e di aiuto, o quando il giovane professo ha molte cose da imparare. Vi è il periodo centrale della vita, durante il quale si cresce attraverso le responsabilità che si devono assumere nella comunità. Vi sono anche, ad ogni tappa, le crisi, e infine l'ultima crisi, quella della vecchiaia e della morte. Ma in primissimo luogo vi è la fase del discernimento della vocazione, prima dell'entrata in monastero. 

1.   la  fase  del  discernimento  

Il discernimento che precede l'entrata in monastero è di importanza capitale.

Infatti, durante questo periodo si cercherà anzitutto di chiarire, non solo per la comunità, ma per la stessa giovane, i motivi per cui è venuta in monastero.

Un altro aspetto del discernimento consiste nel vedere se la candidata possiede quanto occorre per vivere in maniera costante ciò a cui desidera impegnarsi: salute fisica e psichica sufficiente, disciplina di vita o capacità di acquisirla, costanza, ecc.

Il discernimento finale si attua attraverso la vita concreta.

Si aiuta la giovane a trovare sicurezza in una relazione di fiducia in Dio e con le sorelle e non nel sostegno artificiale di strutture rigide e di osservanze desuete. Infatti spesso i giovani di oggi fanno confusione tra il “lasciare il mondo” nel senso giovanneo o paolino e il voltare le spalle alla cultura odierna.

Così se qualcuna si presenta in monastero perché pensa che il mondo è malato e cattivo, e vuole lasciarlo per salvarsi nel chiostro, conviene che rimanga nel mondo ad imparare, prima di tutto, ad amare il mondo così come lo ha amato Cristo.

Lasciare il mondo infatti vuol dire lasciare il peccato e questo, purtroppo, lo portiamo dentro di noi. Così la giovane si accorgerà ben presto che la lotta contro il peccato non esisteva solo prima di entrare in monastero, ma c’è anche dopo.

Oggi, la maggior parte delle giovani,  entrano in monastero dopo aver fatto esperienze particolari in vari gruppi o movimenti, in comunità cristiane con una spiritualità particolare e un senso molto forte della fraternità. Questo può essere un'eccellente preparazione alla vita comunitaria; ma non è raro che crei dei problemi, se si identifica la “vita comunitaria” con quella forma particolare. Queste persone trovano allora che non c'è “vita comunitaria” nella comunità in cui sono entrati, perché non ritrovano la stessa intensità di fusione collettiva che avevano sperimentato precedentemente.

Lo stesso principio può essere applicato a diverse forme di preghiera che qualcuna  può aver conosciuto prima della sua entrata in monastero. C'è talvolta il pericolo di identificare la “preghiera”, con l'una o l'altra di queste forme. Un segno di vocazione sarà la capacità di entrare in uno stile di preghiera tipicamente monastico, cioè la Liturgia delle Ore da una parte e la preghiera personale nutrita dalla lectio divina dall'altra. 

2. il  postulandato 

Anche se dura due anni, il postulato è un periodo di transizione. Infatti è l'entrata in monastero un momento importante nella vita di una giovane.

 Si tratta del passaggio da uno stile di vita ad un altro. Questo passaggio comincia con una separazione fisica e affettiva dalle attività e dalle relazioni personali.  

È un periodo di morte e risurrezione, durante il quale ella è messa a confronto col significato di tutto ciò che ha vissuto precedentemente, di tutto ciò per cui è diventato la persona che è attualmente, di tutto ciò che ha lasciato e che continua ad amare (famiglia, amici). 

E’, in qualche modo, un periodo di deserto dove l’unica certezza è la Parola di Dio con il quale la giovane familiarizza ogni giorno per almeno tre ore, della quale si nutre costantemente.

Durante il Secondo anno è aiutata a mettersi  gradualmente in contatto con la grande Tradizione monastica e patristica e con l’insegnamento dei grandi Maestri dello Spirito che la porteranno a definire la propria identità spirituale.

Impara inoltre, a scoprire il nuovo luogo in cui vive: il monastero, le Sorelle e la Regola.

3. il  noviziato

Benché il discernimento della vocazione prosegua durante il noviziato, quest'ultimo non è anzitutto un tempo di discernimento vero e proprio. Esso dura due anni.  

È un tempo di crescita e di maturazione, sotto la direzione di una maestra: crescita nella conoscenza e nell'accettazione di se stessi, crescita nei rapporti comunitari, crescita soprattutto nella relazione personale con Dio. 

Durante il primo anno la novizia si addentrerà nella conoscenza della specifica spiritualità francescana attraverso gli Scritti di Francesco e Chiara d’Assisi, le Fonti Francescane e la Regola, le Costituzioni e gli Statuti particolari.

Nel secondo anno Si inizierà la preparazione per far acquisire alla candidata la capacità di professare i voti di povertà, castità e obbedienza.

4. lo  juniorato 

Dura quattro anni ed è il periodo nel quale la giovane monaca si radica nella propria comunità cominciando ad assumere qualche piccola responsabilità che non impedisca tuttavia di portare avanti uno studio teologico sistematico attraverso corsi formulati appositamente per le monache.

Lo studio dovrà diventare vita e preghiera. La conoscenza dovrà diventare amore. La fede sarà fondata e alimentata dalla preghiera e dallo studio.